La segale diventò un bene di rifugio quando impazzava la guerra e la carestia di grano e frumento in Sicilia. In assenza dei cugini più nobili i siciliani affamati misero a tavola il pane nero fatto di segale. Nel dopoguerra venne poi coltivata dai monaci benedettini di Nicolosi per, poi, essere abbandonata completamente nel periodo del benessere. Solo pochi agricoltori coltivavano piccoli appezzamenti di terreno a segale per ricavarne un consumo familiare. Si coltiva una varietà autoctona chiamata Irmana che per secoli venne coltivata alle pendici dell’Etna.

Oggi grazie alla famiglia Serafica di Nicolosi che ha recuperato le antichi sementi da alcuni agricoltori anziani ne sono stati seminati solo cinque ettari che hanno prodotto cinque tonnellate di segale Irmana. Un sfida e una curiosità per questa famiglia di agricoltori che produce vino e olio a Nicolosi.

La segale prodotta viene venduta in alcuni panifici e pizzerie della provincia catanese che la utilizzano per la preparazione del pane nero e per un miscela di frine per la pizza.

La segale è un cereale tipicamente coltivato in alta montagna dove altre varietà di cereali non possono essere coltivati. Richiede meno apporto idrico e, soprattutto, viene meno attaccata dai parassiti e dalle malattie parassitarie. Questo permette una più facile coltivazione in regime di agricoltura biologica. Anche i costi diventano più bassi, risparmiando su tutti i fattori che influenzano i raccolti. La segale resiste meglio al freddo, richiede meno fertilizzanti e risorse idriche ed è meno impegnativa in ore di lavoro.

I prodotti che si ottengono dalla segale, come il pane nero, sono oggi molto ricercati per le qualità organolettiche che possiede. Sono particolarmente indicati per le diete visto il più alto contenuto di fibre e le basse proteine come il glutine. Inoltre hanno vitamine e sali minerali in quantità maggiori. Tutte caratteristiche ricercate per chi vuole una dieta ricca di fibre e a basso contenuti di calorie. Un prodotto certamente salutare per stili di vita lontani dall’industria.

La coltivazione della segale ha richiamato anche l’attenzione dell’università di Catania che affianca il progetto della reintroduzione della segale nelle produzione agricole della Val di Catania ed, in questo caso, dei versanti dell’Etna.

Fonte Focus Sicilia

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Di Treman

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