La vicenda ha inizio a fine settembre quando il TAR su richiesta di molte associazioni ha sospeso la caccia al coniglio selvatico in tutte le sue forme. Qualche giorno dopo l’assessore regionale Edy Bandiera emana un nuovo calendario che riapre la caccia cercando di limitare gli effetti della sentenza del TAR siciliano.
Le associazioni siciliane tra cui LIPU, WWF e Legambiente giudicando fuorviante l’atto dell’assessorato si sono nuovamente rivolti al Tribunale amministrativo regionale per ottenere giustizia.
Il TAR ha emesso una nuova sentenza che conferma il percorso intrapreso dalle associazioni e bandendo definitivamente per quest’anno la caccia al coniglio selvatico.
Però questo iter giudiziario ha permesso per circa un mese di poter cacciare e ponendo per buono il limite di 15 esemplari per cacciatore di conigli uccisi il totale degli animali uccisi potrebbe superare le 300 mila unità.
“Si è trattato di un decreto-truffa, di una gravissima violazione dell’ordinanza del TAR, di una scandalosa assenza di rispetto istituzionale nei confronti della Magistratura. – affermano in un comunicato le associazioni coinvolte –
Ormai non è più una questione venatoria, ma di rispetto della legalità! Questo decreto, con un’azzardata e testarda strumentalizzazione dei poteri amministrativi, per un mese ha reso legale un atto di puro bracconaggio: l’abbattimento fino a 15 esemplari di Coniglio per ogni cacciatore siciliano, ovvero 382.935 animali.“
Secondo gli ambientalisti in Sicilia il coniglio selvatico è a rischio per la caccia. La pressione venatoria rispetto agli esemplari potrebbe arrecare danno. Su questo punto si è focalizzata la decisione di ricorrere al Tar contro il calendario venatorio. Non si poteva trascurare una dato simile nella tutela ambientale ed il Tar ha dato ragione agli ambientalisti.
Scopri di più da
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.