Un articolo che ho letto sui social e che condivido in questo sito perchè mi sembra doveroso far comprendere quali sono i pericoli che l’uomo provoca alla natura.
È cosa risaputa che molte succulente si siano estinte e altre siano in pericolo di estinzione nei loro habitat naturali a causa del progresso, che comporta la costruzione di nuove strade, la destinazione di nuovi territori all’agricoltura e al pascolo intensivo.
Anche l’espansione urbanistica al pari dell’inquinamento atmosferico, dei prodotti chimici e delle greggi dei nomadi contribuiscono alla distruzione dell’ambiente naturale di molte specie succulente. L’introduzione delle capre in Sudafrica ha avuto un impatto molto negativo sulla vegetazione locale. Le capre, infatti, mangiano ed estirpano qualunque cosa, arrecando danni notevoli all’ambiente.
Coloro che raccolgono piante in natura per venderle concorrono anch’essi, in larga misura, alla rarefazione se non all’estinzione di alcune specie in determinati areali. Le cause si conoscono, il difficile è proporre rimedi, senza voler contrastare il progresso e con esso il miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni locali.
Il Cites (Convenzione Internazionale per il commercio di specie vegetali e animali in pericolo d’estinzione), è un organismo istituito nel 1973 con la Convenzione di Washington. Ad oggi conta 175 Paesi aderenti, fra i quali l’Italia a partire dal 1980. Tale Convenzione ha lo scopo di preservare in habitat il prelievo di specie considerate in pericolo d’estinzione ed elencate in Appendice I. In Appendice II riporta le specie non in pericolo immediato, ma bisognose di regolamentazione. In Appendice III comprende le specie non in pericolo.
Questa legge ha luci e ombre. L’aspetto negativo è costituito dall’art. 1 quando afferma:«Chiunque importa, esporta o riesporta, sotto qualsiasi regime doganale, vende, espone per la vendita, detiene per la vendita, offre in vendita, trasporta, anche per conto terzi, o comunque detiene esemplari di specie indicate nell’allegato A, appendice I,[…omissis] è punito con le seguenti sanzioni [:..omissis]» considerando tutti, senza distinzione, come contrabbandieri. Non si può, infatti, porre sullo stesso piano sia i commercianti raccoglitori che agiscono a scopo di lucro, che i collezionisti e i coltivatori, che così non possono moltiplicare le piante minacciate d’estinzione.
I botanici sono anch’essi ostacolati da norme burocratiche, quando a fini di studio devono raccogliere esemplari in loco.
Nel frattempo, però, continua la raccolta illegale, sia ad opera delle popolazioni locali, che di operatori senza scrupoli, vista l’impossibilità di un controllo efficace da parte delle Autorità preposte, su territori tanto estesi. Quello che non deve essere fatto è proibire l’importazione di piante e semi che, una volta moltiplicati, contribuiscono affinché quelle stesse piante possano non estinguersi in natura.
Una soluzione potrebbe essere quella di creare riserve, come è avvenuto per gli animali. In realtà una grande riserva esiste già a Springbox in Sudafrica: ma non basta. La scelta dei territori da salvaguardare non è semplice, vuoi per le grandi estensioni, vuoi per la conformazione assai accidentata dei luoghi, quasi sempre sprovvisti di piste percorribili
La buona volontà, comunque, non manca e qualcosa si sta facendo, per esempio con l’istituzione di un codice di comportamento per tutti gli operatori. I giardini botanici riproducono piante in pericolo d’estinzione, così da salvaguardare se non quelle selvagge, almeno quelle in coltivazione. Lo I.O.S. organizzazione internazionale per lo Studio delle Succulente, lavora in questo senso.
L’I.U.C.N. (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), è stata costituita nel 1948 con sede a Gland (Svizzera). Ha per obiettivo quello di influenzare, incoraggiare e assistere le società nel mondo, al fine di preservare la biodiversità in natura, assicurando che l’utilizzo delle risorse sia ecologicamente sostenibile. Pubblica, fra le altre cose, la Lista rossa IUCN: un elenco delle specie animali e vegetali minacciate di estinzione.
La lista rossa è considerata come il più autorevole e obiettivo sistema di classificazione delle specie a rischio di estinzione.
Anche i collezionisti possono fare molto, infatti, una collezione ben tenuta contribuisce alla salvaguardia dell’ambiente. Una pianta rara, prima o poi muore, ciò costituirà una perdita grave se quel collezionista non avrà, nel frattempo, provveduto alla sua riproduzione. Se non si ha spazio a sufficienza, si possono regalare le talee così da impedire l’estinzione della specie. Il collezionista dovrà anche pensare a quanto accadrà alla sua collezione quando egli non ci sarà più. Spesse volte una collezione, frutto del lavoro di una vita, viene dispersa, venduta a più acquirenti, se non abbandonata e ben presto perduta per mancanza di cure adeguate. Una soluzione potrebbe essere quella di cedere la collezione a un Ente pubblico con l’obbligo di occuparsene.
Anche se si parla tanto di ecologia, di certo molto c’è ancora da fare in tema di educazione alla salvaguardia dell’ambiente da consegnare alle future generazioni.
Fonte: il web; foto dal web
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