Proviene dal Messico questa bellissima pianta della famiglia appartenente alle Cereeae, sottofamiglia delle Echinocactanae, precisamente vive sull’altopiano centro settentrionale .

Il genere fu stabilito da Lamaire nel 1839, comprende poche specie conosciute a lungo come Echinocactus, e questa, che nei paesi anglosassoni e germanici è detta “berretta del vescovo” a causa delle cinque costolature rilevate, è una delle più diffuse in coltura e ve ne sono diverse varietà.

La specie tipo ha fusto globulare , depresso all’apice, cilindrico da adulto, verde, ma densamente ricoperto da minutissime scagliosità bianche che lo fanno apparire bianco grigiastro.

Le costolature sono cinque, ben rilevate e acute. Le areole su di esse sono molto ravvicinate, benché vi siano delle forme in cui sono distanziate e molto piccole; completamente inermi, sono generalmente ricoperte di peli lanosi più o meno brunastri.

I fiori sono gialli ed hanno circa 6 centimetri di diametro. Ne esiste una varietà quadricostatum, con solo 4 costolature, e una, considerata a volte una sottospecie, Astrophytum Myriostigma potosinum, originaria di San Luis Potosì, dal fusto grigio verde o del tutto verde, senza quasi traccia di scaglie, che in orticultura è detta Astrophytum Myriostigma nudum.

Coltivazione: Non emette polloni, la propagazione dovrebbe quindi essere da seme, ma se si taglia la parte superiore della vecchia pianta, nuovi getti appaiono dal taglio. Resiste abbastanza bene al freddo, purchè non sia per lunghi periodi; richiede pieno sole e terriccio molto ben drenante.






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Di Treman

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