Il comparto Uva Italia che vede la Sicilia e la Puglia come le maggiori regioni produttrici rischia il collasso. I produttori denuncia una situazione commerciale al limite della economicità ed il prodotto rischia di restare sulla vite.

Infatti ai produttori viene riconosciuta una cifra compresa tra i 40 ed i 60 centesimi per la varietà classica e circa cinquanta centesimi di euro in più per la varietà senza semi.

Il maggiore canale di distribuzione del prodotto viene rappresentato dalla grande distribuzione organizzata dove il prezzo di vendita supera i tre euro. Una differenza troppo alta. Una speculazione che rischia di uccidere definitivamente il lavoro dei produttori italiani.

Inoltre occorre fare i conti con uva proveniente da paese extraeuropei che non hanno la stessa legislatura sui trattamenti e, quindi, hanno costi decisamente inferiori rispetto agli agricoltori italiani.

Secondo la Cia bisogna aprire un dialogo con la grande distribuzione per migliorare il rapporto negli acquisti e trovare nuovi sbocchi per la commercializzazione all’estero del nostro prodotto. Non solo nei paesi europei, ma anche in Cina ed in paesi con forte propensione al consumo di prodotti italiani.

Dopo la riduzione del raccolto dello scorso anno che è stato colpito da una malattia che spaccava gli acini, gli agricoltori siciliani e pugliesi devono fare i conti con un prodotto di buona qualità e quantità, ma con un prezzo che non copre i costi di produzione e raccolta.


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Di Treman

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