L’abitudine (cattiva) ad usare il nome volgare a volte non ci permette di notare le strette parentele che corrono tra piante molto comuni, che abbiamo spesso sotto gli occhi e di cui non notiamo le somiglianze.

Le piante si identificano con un binomio, vale a dire che hanno un “cognome” ed un “nome” , o per essere più precisi un genere ed una specie. Il genere le può accomunare mentre le specie le connota. Prendiamo come esempio il genere Prunus ha diverse specie conosciute, è ben si presta a chiarire questa particolarità, infatti molti sono i suoi “componenti” che compaiono sulle nostre tavole senza che si rifletta sulla loro parentela, eppure questi frutti sono molto simili tra loro, anche se a volte ciò che ci interessa non sempre è la polpa.

Prendiamo, ad esempio, il prunus

Il Prunus dulcis o anche Prunus amygdalus var. dulcis è conosciuto come mandorlo, e i suoi frutti sono molto simili ad altri come Prunus persica (pesco) e ancor di più al Prunus armeniaca (albicocco) il cui seme ha lo stesso gusto della mandorla amara, Prunus amygdalus var. amara, chiamate armelline, ma nella mandorla la polpa è poca e subito secca e noi ne gustiamo il seme, mentre nell’albicocco, la polpa e tanta e dolce, la gustiamo e buttiamo il seme.

Altri parenti importanti e conosciuti di questa grande famiglia sono:
Prunus dulcis (mandorlo)
Prunus avium (ciliegio);
Prunus armeniaca.(albicocco)
Prunus persica (pesco)
Prunus cerasus (amarena);
Prunus domestica (susino/prugno);
Prunus cerasifera (mirabolano).

A volte l’uomo interviene, su queste piante modificandone alcuni tratti, quando le modifiche sono rilevanti e fonte di guadagno, tali piante hanno un ulteriore identificatore scelto da chi ha ‘creato’ la cultivar, questo nome appare tra virgolette dopo la specie, ad esempio Prunus cerasifera ‘Pissardii’ una delle più ornamentali del genere caratteristica per le foglie rosse.

Molte di queste specie a volte si incrociano spontaneamente dando origine a specie nuove magari non stabili che non si riprodurranno e forse regrediranno a una specie più vecchia, quindi difficili da censire, o sono state ibridate dall’uomo per ottenere varietà più o meno interessanti, dal punto di vista alimentare come le tante varietà di pesca, albicocca, ciliegia o da quello estetico, i tanti ciliegi da fiore, o prugni che incontriamo sui nostri viali..!

Ma il genere annovera anche piante tossiche/velenose ben conosciute come il Prunus laurocerasus (lauroceraso) spesso confuso con il Laurus nobilis con cui non ha niente a che fare, ma anche l’armelline (Prunus amygdalus var. amara) è una pianta tossica anche se noi ne consumiamo alcune per dar quel sapore particolare e amarostico ad alcuni dolci.

Tuttavia, occorre prestare attenzione al loro consumo: le mandorle amare, infatti, contengono fino al 5% di amigdalina, (da cui il nome scientifico) che durante il processo di digestione si decompone dando origine ad acido cianidrico, una sostanza velenosa.
Così, l’ingestione di un certo numero di mandorle amare può risultare fatale: si stima che 6-10 semi siano sufficienti a provocare un avvelenamento mortale nel bambino, mentre per un adulto la dose letale si attesta intorno alle 50-60 unità. Buona giornata!
foto Prunus dulcis

Giuseppe De Palma

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Di Treman

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