Febbraio dava inizio al lavoro per creare i semenzai e mettere a dimora le piantine che dovevano garantire la produzione della stagione estiva.

Negli ultimi anni nei vivai troviamo le piantine già belle pronte e di tutti i tipi. C’è solo l’imbarazzo della scelta e un bel pò di soldini da spendere.

In verità questa pratica mi mette tanta tristezza perchè mi porta alla memoria il certosino lavoro di mio padre contadino che durante la fine dell’estate e l’autunno selezionava le sementi per l’anno successivo.

In pratica mio padre usava i semi delle sue stesse colture. Le tramandava di anno in anno ed ogni fine stagione prendeva i pomodori più dolci e perfetti, le melanzane dalla forma perfetta e che alla prova del cuoco erano ottime, i peperoni più gustosi, i peperoncini più grandi e cosi via per farsi il semenzaio. Prendeva i semi, li puliva, li catalogava e li metteva in barattoli di vetro per essere conservati.

Diceva una cosa semplice. I semi che io tramando hanno al loro interno tutte le informazioni che nel corso degli anni la pianta ha vissuto. Cioè quella naturale selezione che porta il seme a dare una pianta migliore rispetto al genitore. Anche le variazioni genetiche da incrocio naturale portava miglioramenti o peggioramenti (da scartare a fine stagione)

Una pianta che è abituata a quel clima e a quelle terre e che crescerà rigogliosa e perfetta naturalmente.

Invece, le piante del vivaio da che sementi vengono fuori? Che origine hanno? Questo il problema. Mio padre non comprava una piantina, anzi ne faceva in abbondanza per darle agli amici contadini e ortisti per allargare “il semenzaio” e fare scambi. Lui dava e riceveva.

Oggi tutto questo non esiste più in gran parte degli orti e nessuno perde più tempo nella selezione dei semi e al semenzaio. Si è persa una tradizione di vitale importanza per l’ecosistema e la biodiversità. Ora i semi sono tutti di laboratorio (F1) e le piante tutte uguali.

Lo scorso anno ho notato che tutti quelli che avevano comprato le piantine di zucchina lunga di Palermo da un vivaista della zona si sono ammalate con la virosi. Le piante di alcuni amici che venivano tramandate non si sono ammalate. Sarà una coincidenza, ma lasciatemelo dire ricorrere ai semi di cui non si conosce l’origine non è una grande salto di qualità.

Risparmiano tempo, ma non denaro e tentiamo di ridurre lo stress da lavoro in campagna al minimo e compriamo le “padelle” di polistirolo con centinaia di piante già cresciute. (probabilmente abbandonando il polistirolo nelle campagne, sic!)

Io non faccio più quello che faceva mio padre, però, lo ricordo molto bene e sono convinto che era la strada giusta. Da riprendere con forza!






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Di Treman

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