Questo simpatico arbusto è molto diffuso, soprattutto nel nord della nostra penisola. Spesso lo si ritrova come isolato elemento decorativo nei grandi parchi pubblici, come recinzione nei giardinetti di quartiere, oppure lo si vede utilizzare in terrazza o balcone o nei due palmi di terreno che circonda la villa di periferia.
Insomma, è uno di quegli arbusti si cui spesso si ignora l’esatto nome, ma che si continua a coltivare con ogni cura perchè ha molti pregi: adattabilità, resistenza, buon valore decorativo, grazia della fioritura e gradevole colore del fogliame, di un verde assai tenero a primavera che diviene giallo oro nel tardo autunno.
Nella simbologia dei fiori l’abelia significa felicità e pare rappresenti un sicuro talismano per l’amore coniugale.
Come si utilizza
Abbiamo già detto che l’abelia viene impiegata come siepe, di varia altezza, oppure disposta in gruppo al centro del tappeto verde. Per questi “gruppi” è consigliabile non economizzare nel numero degli arbusti da piantare dato che essi non hanno un comportamento molto compatto e quindi se non vengono addossati gli uni agli altri, almeno in numero di tre o cinque, il risultato sarà piuttosto deludente. E’ anche possibile coltivare l’abelia in grossi vasi (50cm di diametro) oppure in cassette (profonde 30 cm e lunghe almeno 60 / 70 cm).
In genere, l’abelia può vivere all’aperto per tutto l’anno anche se coltivata in vaso, purché si provveda durante la cattiva stagione a proteggere la base dell’arbusto con ricci da imballaggio, torba oppure con un foglio di polietilene.
Se la coltivazione avviene in piena terra non esistono problemi per quanto riguarda il clima; tuttavia è consigliabile difendere la parte bassa dei cespugli dai rigori invernali soprattutto nel primo anno di impianto, quando la vegetazione non è ancora perfettamente legnificata e la pianta non del tutto acclimatata.
Data la leggerezza dei suoi fiori l’abelia sta meglio in posizione isolata e soprattutto staccata dai gruppi di arbusti con corolle molto appariscenti e da bordure variopinte; è assai meglio appoggiare l’abelia contro uno sfondo cupo, formato da conifere, lauroceraso, ligustro e simili.
La coltivazione
L’abelia è proprio un arbusto di tutto riposo e forse per questo, per la esiguità delle sue esigenze, di finisce per dimenticarla del tutto destinandola spesso alla morte. Ricordiamo perciò che l’abelia ha l’assoluta necessità di:
annaffiature regolari e costanti praticate secondo questo ritmo: due volte alla settimana se essa vive in piena terra, quattro volte se è coltivata in vaso. L’annaffiatura deve essere piuttosto abbondante, calcolando circa tre litri di acqua ad esemplare;
concimazione, altrettanto importante, da eseguirsi due volte all’anno: in autunno e primavera, usando concime di natura organica in polvere, a lenta assimilazione.
Anche dopo la caduta dei petali del fiore l’abelia conserva un discreto valore decorativo grazie alle brattee vellutate, color porpora marrone, che persistono a lungo sulla cima degli steli.
Per concludere queste brevi note sulle cure da prodigare all’abelia, raccomandiamo di smuovere spesso il terriccio al piede dei cespugli per favorire la respirazione delle radici e di eseguire una leggera potatura dei rami ormai legnificati una quindicina di giorni dopo la fine della fioritura. Questa potatura ha il compito di irrobustire i cespugli, far infittire la vegetazione e favorire la formazione delle gemme in fiore.
Le specie più interessanti
Non sono molte le abelie conosciute in tutto il mondo: solo una ventina di specie. Fra queste, la più coltivata è l’A. Chinensis a fiori bianchi, mentre la più appariscente è l’A. Floribunda dalle foglie persistenti e corolle rosa acceso. Altrettanto interessante l’A. Grandiflora, dai fiori rosa, profumati.