Secondo la mitologia romana, la ninfa Belide fu trasformata nel piccolo fiore Bellis, per soddisfare la sua richiesta agli dei di aiutarla a sfuggire alle attenzioni non desiderate di Vertumno, dio dei boschi e delle stagioni, che l’aveva adocchiata ballare con le compagne sul ciglio della foresta.
Più facilmente, secondo i filologi moderni, il suo nome deriva dall’aggettivo “bellus” (bello, grazioso) con riferimento alla delicata freschezza di questo fiorellino. Mentre il nome specifico “perennis” fa riferimento al ciclo biologico di questa specie (perenne).
Durante il medioevo i contadini erano convinti che l’inizio della primavera avvenisse quando si riuscivano a calpestare almeno nove margherite con un solo piede.
Credenze popolari legano questo fiore alla leggenda legata all’amore: una donna sapeva quanti anni doveva attendere l’arrivo dell’uomo giusto strappando ad occhi chiusi i petali, quelli che rimanevano indicavano il tempo.
Molti giovani innamorati interrogano questo fiore con la celebre domanda: mi ama o non mi ama, tratto dal romanzo “Faust”. L’ultimo petalo decideva la sorte dell’amore. Si tratta di una leggenda nata in Inghilterra, in epoca vittoriana, durante la quale una cameriera delusa dall’amore stabiliva con questo fiore la verità sui pretendenti. Mentre i cavalieri innamorati partivano con il cavallo adornato di margherite, mentre la donna amata indossava una corona.
Articolo Giuseppe De Palma
Foto di Dawid Skalec
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