Quello che serve come Primo piatto è a base di anelletti o bucatini che devono essere conditi con Sugo di finocchietto selvatico, acciughine deliscate, oppure sarde fresche e serviti con del Pangrattato croccante in superficie (Muddicata tostata, in siciliano) con l’aggiunta di pecorino con il pepe.
La pasta con le sarde può essere preparata tutto l’anno o durante il periodo delle sarde, ma è tradizione che non possa mancare in tavola il 19 marzo, per la Festa di San Giuseppe.
Preparare la pasta con le sarde è abbastanza Facile, l’unica “camurrìa” (come direbbe Montalbano!) è pulire le sarde che devono essere perfettamente deliscate. Per fortuna, molte pescherie le vendono già pulite, ma una brava mano le sa pulire. Per il resto servirà solo un pochino di pazienza e dedizione. Fare la pasta con le sarde, per noi siciliani, è un rito!
La cosa più importante è la preparazione di un buon soffritto con la cipolla, l’estratto di pomodoro, uva passa e pinoli. Al soffritto si aggiunge poi il finocchietto selvatico e si lascia cuocere tutto insieme. Alla fine si aggiungono le acciughine o le sarde e si mescola tutto con la pasta, rigorosamente anelletti o bucatini! Una volta cotta al forno, la pasta ‘ncasciata (così detto in siciliano) condita con con le acciughine o le sarde, può essere consumata subito oppure può essere lasciata raffreddare e fritta in padella. Una scelta difficilissima!!
Sembra che la pasta con le sarde alla siciliana, condita con il finocchietto selvatico, sia nata dall’ingegno di un cuoco arabo che, per ovviare il cattivo odore delle sarde non più freschissime, aggiunse al condimento dei finocchietti selvatici che, con il loro profumo fresco ed intenso, ne mutarono il cattivo odore.
Nel nostro negozio di prodotti agroalimentari siciliani trovate ancora i barattoli di finocchietti selvatici alla palermitana per preparare deliziosi piatti di anelletti al forno!
Articolo di Vincenzo Rinnone su Sicily World
Commenti all’rticolo:
Mariafranca Salomone: È bene aggiungere al soffritto di sarde, finocchetto, cipolla uvetta e pinoli anche lo zafferano. A cottura ultimata della pasta, si fa mantecare in questo soffritto che si allunga Con l’acqua di cottura dei fiocchetti. E alla fine si spolvera sopra la pasta il pan grattato, fatto tostare prima in padella con olio d’oliva.
Maria Concetta Fazio: Nel mio territorio si chiama “pasta a milanisa” . La storia ci racconta che durante il regno di Federico II arrivarono coloni lombardi, alcuni ricchi e benestanti ,altri poveracci che raccoglievano il finocchietto selvatico lo univano alle anchove e ne fecero un piatto prelibato.
I siciliani, sempre quelli poveri, lo arricchirono con la mollica tostata. Se non c’erano le sarde fresche si ricorreva alle sarde salate. Se mancavano anche queste si usava la scollatura di sarde , oggi considerata una prelibatezza.
A Corleone dove c’era un folto gruppo di lombardi questa pasta fu detta “A milanisa” , oggi preparata sempre per il venerdì Santo. Se mancava anche la scollatura delle sarde , si faceva una minestra facendo bollire i sassi di mare , sapidi ma senza elementi nutritivi. Una particolarità: nel paese in cui abito è d’uso zuccherate la mollica tostata con cui viene condita la parte per la festa di San Giuseppe.
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