Era una guerra contro gli uccellini a chi ne mangiasse di più. In campagna si trova sempre un albero di gelsi bianco o rosso che ti rendeva felice nel periodo di raccolta delle more. Da bambino mi mettevo sotto l’albero a mangiarne in quantità. Facevo a gara con gli uccelli.

La filosofia di mio padre era chiara ed in sè aveva un insegnamento intrinseco alla scelta. L’albero di gelsi andava potato in modo che i rami alti potessero soddisfare gli uccelli ed i rami bassi potessero essere raccolti a mano. Quando era il momento adatto, poi, stendeva la rete e con una lunga canna batteva i rami per far cadere le more mature.

Anche ora almeno tre volte l’anno mi reco sotto un albero di gelsi e mangio le sue more. Una parte, poi, le porto a casa e ne ragalo un pò anche agli amici.

Il gelso ha diverse varietà ed le more hanno colori diversi. Principalmente sono a more bianche, ma spesso si trovano rosse e nere. La sua coltivazione molti anni fa era legato al baco da seta. Il gelso serviva ad alimentare i bruchi fino alla loro trasformazione. Oggi in Italia difficile trovare ancora qualcuno che produca bachi da sete e gli alberi sono rimasti solo per bellezza o per raccogliere i frutti.

La coltivazione di un albero di gelso è semplice. La sua forma diventa globosa e con gli anni diventa imponente. Riesce a superare anche la siccità ed inverno perde le foglie.

La coltivazione biologica del gelso è possibile. Non richiede particolari attenzione e non è necessario nessun intervento chimico. Anche una solo pianta fruttifica visto che è autofertile. Basta il vento per l’impollinazione.

La possibilità di scelta tra varietà bianca o nera dipende dai gusti. In realtà i migliori risultati si hanno con il gelso bianco. Sia per qualità della more e sia per la quantità prodotta. Il gelso nero, infatti, è meno dolce ma molto più gustoso e produce di meno.






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Di Treman

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