L’aratro è senza dubbio il più antico strumento per la lavorazione del terreno. Oggi il suo funzionamento è lo stesso delle sue origini, abbiamo solo cambiato il lavoro di un animale con quello di una macchina e affinato lo strumento per migliorare la lavorazione del suolo.

Il suo lavoro è semplice: taglia una fetta di terreno, sia in verticale che in orizzontale, la solleva, la rovescia di 90o ed, infine, la ribalta di altri 45o. Quando si lavora un terreno incolto da molti anni si usa un aratro che può raggiungere i 140 cm di profondità. Si usa indicare la lavorazione come “scasso” del terreno ed è utile anche nel caso di messa a dimora di nuovi impianti di frutteti-

Foto di Bernd da Pixabay

Nella lavorazione ordinaria principale di un terreno si arriva a profondità comprese tra i 25 cm ed i 90 cm.

Come è realizzato un aratro?

L’aratro può essere costituito da un solo corpo lavorante ed, in tal caso, l’aratro è monovomere o avere più corpi lavoranti (polivomere). Il corpo lavorante è formato da un coltro, che effettua il taglio verticale, un vomere che taglia il terreno in orizzontale, e da un versoio che effettua il rovesciamento della fetta di terra. In corrispondenza di ciascun corpo potrebbe esserci un avanvomere.

Gli organi appena visti sono montati su una barra in metallo robusta detta bure che si innesta alla struttura portante, poi collegata con l’accoppiamento al trattore attraverso l’attacco a tre punti (nel caso di aratro portato o semi-portato) o tramite il gancio di traino (aratro trainato).

Il lavoro di aratura si effettua seguendo degli schemi ben definiti. In pianura, l’aratura, può essere fatta:

Scolmando: Si spostano due strisce di terreno dal centro del campo verso i lati esterni, riducendo cosi la baulatura.

Colmando: si ha il trasporto di terra dai lati esterni verso la parte centrale del campo, ottenendo una leggera convessità del campo. Utilizzata nei casi di campi che hanno problemi di ristagno idrico nel periodo invernale o in quei terreni non ancora sistemati.

Alla pari: in entrambe le direzioni di lavoro le fette vengono rivoltate sempre nella stessa direzione, non modificando la curvature del campo. Ad anni alterni si modifica la direzione di aratura. Per questo metodo è necessario che l’aratro sia portato e possa essere ruotato. Sono chiamati aratri reversibili.

La lavorazione di aratura può essere eseguita in solco o fuori solco. Nel secondo caso le ruote della trattrice rimangono sul suolo non lavorato, aumentando l’aderenza ed evitando la formazione di una suola di lavorazione con le ruote sul terreno aperto dalla passata precedente. Tuttavia la maggiore trazione e la distanza tra punto di accoppiamento e direzione di aratura crea un momento di coppia di forze che tende a far deviare la direzione rettilinea del trattore.

Oltre agli aratri a versoio esistono anche quelli a disco e rotativi. Nel primo caso i dischi sono liberi di ruotare sul punto di fissaggio alla bure. Quelli rotativi prendono il loro movimento rotatorio dalla Presa di Potenza. Sono a lame o a dischi. I dischi permettono di ridurre la forza di attrito in gioco a parità di volume di terra smossa. Ogni disco funge da coltro, da vomere e versoio e provvede al taglio e al rivoltamento della fetta. La profondità di lavorazione dipende dal diametro del disco e solitamente è minore di 35 cm. Gli aratri a disco sono utilizzati in terreni di medio impasto o sciolti ed asciutti. Nonché quando si vuole ottenere una buona frantumazione ed una efficace rimescolamento del terreno, a scapito del suo rivoltamento.

Vediamo in particolare i vari componenti di un aratro:

Nel suo complesso l’aratro è formato da corpi lavoranti e la configurazione di un corpo è dato essenzialmente dal profilo del versoio. Ne esistono tanti modelli che derivano da due estremi di forma: elicoidale e cilindrico. Una forma intermedia è quella iperbolica ad una falda. Esistono anche versoi a losanga e fenestrato.

Quello universale è a superficie composta atta a rovesciare la fetta e a sminuzzare il terreno. La lunghezza del versoio e la scelta della forma, oltre alla scelta delle appendici da montare, dipendono molto dalle caratteristiche fisiche e dalla natura del suolo.

Il coltro, tradizionalmente a coltello, ha la funzione di tagliare verticalmente la fetta. E’ montato sulla bure. Può essere anche a disco, riducendo l’attrito, oppure incorporato, montato direttamente sul corpo principale dell’aratro.

Foto di Dmitriy da Pixabay

I sistemi di sicurezza

Le enormi potenze delle trattrici e le resistenze in gioco e la possibile presenza di ostacoli durante il passaggio di aratura possono determinare delle rotture nei corpi lavoranti. Si utilizzano, allora, dei bulloni di rottura o sistemi meccanici a molla o balestra oppure martelletti idraulici che sollevano un singolo corpo lavorante dell’aratro quando le forze di traino aumentano, evitando rotture.

I sistemi di controllo

Nei moderni trattori dotati di circuito Can-Isobus è possibile montare strumentazioni e software che permettono di regolare i parametri di funzionamento di un aratro e di salvare le configurazioni per essere richiamate in un secondo momento, in modo automatico e semi-automatico. Il tutto tramite i dispositivi Virtual Terminal della rete Can-Isobus

foto di copertina di Wolfgang Ehrecke da Pixabay


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Di Treman

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