Gli ecosistemi si possono classificare in vari modi in rapporto a determinati fattori abiotici o biotici. Se consideriamo l’ecosistema il rapporto all’ambiente chimico fisico dominante avremo:
Ecosistemi Marini o delle acque salate;
Ecosistemi delle acque dolci;
Ecosistemi dei suoli inondati che possono avere origine naturale o interessati dall’intervento dell’uomo;
Ecosistemi terrestri in cui l’azione dell’uomo può essere nulla o molto presente;
Ecosistemi urbano-industriali o delle strutture antropiche interamente costruiti dall’uomo;
Se la classificazione avviene in rapporto al grado di naturalità avremo:
gli ecosistemi naturali formati da specie autoctone non influenzati dall’uomo e sono in grado di autoregolarsi. Questi ecosistemi sono sempre più rari e si possono trovare in alcune riserve naturali non pascolate, non modificate dal turismo e dallo sport;
gli ecosistemi quasi naturali costituiti essenzialmente da specie autoctone con poche modifiche di origine antropica. Si pensi alle zone montane ed in particolare alle foreste oppure alle Torbiere;
Gli ecosistemi semi naturali sono formati quasi del tutto da specie autoctone, ma con altri rapporti quantitativi e combinazioni. Si pensi al pascolo moderato e a quelle zone destinate allo sfalcio senza che sia avvenuta concimazione o semina.
Gli agrosistemi in cui le specie sono state quasi completamente alterate dall’uomo e le specie non autoctone hanno la prevalenza.
In questi agrosistemi la capacità di autoregolarsi è limitata e l’equilibrio si raggiunge con l’uso di macchinari, concimazioni e uso di fitofarmaci, ecc.
Anche se il flusso di energia solare è ancora determinante, trattandosi di ecosistemi biotici, è possibile l’uso di energia fossile o di altra energia immessa.
Gli ecosistemi abiotici (insediamenti urbani o industriali) dipendono al 100% dalla regolazione umana e in particolare dalla progettazione dall’approvvigionamento di energia fossile, elettrica, eccetera eccetera
Foto di Larisa Koshkina da Pixabay
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