Il nome indica specie simili a Cephalocereus, ma originarie dell’emisfero australe: sono infatti tutte brasiliane.

In particolare del Brasile Nordorientale, nello stato di Bahria, sulle colline aride dell’interno. Questa specie, classificata fino a poco tempo fa come cephalocereus e come tale ancora conosciuta, è quella descritta da più lungo tempo, e cioè dal 1908. Ramificante fortemente dalla base, forma delle colonie di fusti alti fino a 4 metri con un diametro di circa otto cm, tutti eretti e volti verso l’alto, coperti di morbida peluria lunga anche 8 cm.

Ogni fusto può avere venti costolature, sottili e basse, sulle quali le areole sono ravvicinate. Le numerose e corte spine radiali sono nascoste dai peli; le spine centrali sono 2 – 3, giallastre o brune, proiettate in fuori per 2 – 3 cm. I peli lanosi divergono più folti, abbondanti e folti sulla parte superiore dei fusti, in particolare su quella laterale (normalmente quella voltata verso occidente) dove nascono le areole fiorifere e dove il cefalio può estendersi, nelle vecchie piante, per circa sessanta centimetri dall’apice in giù.

I fiori, lunghi 4 centimetri, sono bianchi e campanulati, con segmenti interni del perianzio corti. Il frutto è rosa, sferico e liscio.

Richiede il riparo invernale e pieno sole in estate. La propagazione è facile per talea.






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Di Treman

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