Il nome che deriva dalle parole greche anti, che significa simile, e rhin, che significa naso o muso, infatti il nome completo può tradursi in simile ad un muso, il nome comune utilizzato per indicare il fiore, ovvero bocca di leone lo si deve quindi alla sua forma, che ricorda la bocca ed il muso di un leone.

Ai tempi di Nerone, il medico e botanico greco Dioscoride Pedanio ne apprezzava in modo particolare i semi, dai quali veniva estratto un olio che, mischiato all’olio estratto dal giglio, aveva il potere di rendere la pelle più bella. Anticamente, infatti, la pianta veniva coltivata ed usata per estrarre dai suoi semi un olio alimentare.

In epoca medioevale la tradizione voleva che le ragazze mettessero tra i loro capelli alcune bocche di leone nel caso volessero rifiutare i corteggiatori sgraditi, in modo da rendere pubblico il loro rifiuto.

Nel linguaggio dei fiori e delle piante, per via dell’uso che ne facevano le ragazze, la bocca di leone simboleggia il disinteresse e l’indifferenza e, in tutte le tradizioni culturali è stato da sempre considerato il fiore emblema del capriccio.

Racconta la leggenda che per far sorridere Venere e Plutone che si erano accesi in una discussione che non aveva termine, madre Terra fece fiorire questa pianta in mezzo a loro donando ad essa un potere di armonia e di pace.

Giuseppe De Palma

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