Tutti, almeno una volta nella vita, l’abbiamo sfiorata e, come conseguenza, si è scatenato un fastidioso prurito sulla parte interessata. In realtà, è una naturale difesa della pianta, per la presenza di una sostanza urticante contenuta nei peli che ricoprono le foglie.
L’ortica cresce ovunque, specialmente sui terreni ricchi di nitrati, poiché si nutre principalmente di azoto. La troviamo vicino alle case, lungo i sentieri, nei boschi, dove c’è passaggio di pecore, può raggiungere un’altezza fino a un metro e mezzo.
Esistono diverse varietà, tra cui l’ortica urens o minore e dioica, preziose per le proprietà medicinali. Le foglie contengono ferro, vitamina C e acido folico, i peli delle foglie sono ricchi di una sostanza che fa bene all’ipertensione, un’altra, utile per combattere le infiammazioni delle vie urinarie. (Voglio precisare che tutte le erbe, anche se ricche di effetti benefici, non sostituiscono in nessun caso le terapie mediche, sono soltanto adiuvanti.)
Dalle foglie dell’ortica si ricava la clorofilla, presente in alcuni integratori, come depurativa, antianemica, ipotensiva…. Le foglie più basse della pianta, essendo fibrose, vengono tessute per farne una tela verde molto resistente. Si può utilizzare l’ortica per il lavaggio dei capelli grassi, in questo caso si usa prima un detergente a base di olio d’oliva, poi si risciacquano con un idrolito di fiori di ortica.
Mettere i fiori nell’acqua bollente, in un recipiente che si possa chiudere, lasciare in infusione per 15 minuti, raffreddare e utilizzare. La presenza di tannino, nei fiori, esercita un’azione astringente sui pori, favorendo una riduzione della secrezione del sebo.
Come decotto svolge azione diuretica e drenante, quindi, un aiuto nelle infiammazioni delle vie urinarie. Ma è in cucina che l’ortica trova largo impiego. Si scelgono le foglie più giovani, raccolte rigorosamente con guanti e forbici, per preparare risotti, fettuccine paglia e fieno, ravioli, gnocchi, anche cruda nelle insalate, già, perché le foglie perdono la proprietà urticante dopo la raccolta.
Elena Perrotta in ERBE SELVATICHE D’ITALIA
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