La Sicilia è andata in fiamme a metà agosto, complice il clima torrido proveniente dall’Africa che ha portato un vento forte e caldo, oltre i 40 gradi, in quasi tutta l’isola. Sono stati impegnati tutti i mezzi aerei e centinaia tra Vigili del Fuoco e volontari della protezione civile. In alcuni casi le fiamme hanno lambito le abitazioni civili e molte famiglie sono state costrette a scappare.

Ogni anno ci poniamo la stessa domanda. Possibile che vengano distrutti centinaia di ettari di macchia mediterranea? la risposta è complicata. Se da un lato la Regione Siciliana si è impegnata a migliorare i mezzi antincendio, la prevenzione è lontana dall’efficacia che dovrebbe avere.

Innanzitutto, l’abbandono delle campagne da parte di agricoltori e allevatori rendono parte della Sicilia incolta. Sia il contadino che l’allevatore predisponevano sempre delle zone pulite tagliafuoco per evitare incendi. Inoltre le capre e gli altri animali tenevano pulito il terreno dove pascolavano. Realtà scomparse d tempo o ridotte al minimo. I campi che si utilizzavano per produrre erba gli animali sono, ormai, lasciati incolti.

I bordi delle strade non pulite sono un innesco degli incendi da non sottovalutare se si uniscono perfettamente agli imbecilli che lanciano dal finestrino delle auto in corsa le cicche di sigarette. Tenere pulito il bordo stradale è compito degli enti proprietari delle strade o dei loro concessionari, mentre per gli imbecilli si può solo tentare una campagna informativa che possa evitare comportamenti pericolosi.

Alla fine la prevenzione è un’arma concreta contro gli incendi, ma la sua applicazione è difficile ed economicamente impegnativa. Serve ritornare a rispettare la terra ed i boschi e renderli capaci di garantire una professione ai giovani. Solo cosi si combatte l’abbandono e gli incendi.

Foto di Vladyslav Dukhin: https://www.pexels.com/it-it/foto/alba-paesaggio-natura-tramonto-4070651/


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Di Treman

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